The Order 1886 è atteso, molto atteso, dai fan di Playstation. Definito da alcuni il Gears of War di Sony, il gioco ha saputo far montare l’hype grazie ad una grafica davvero incredibile, misteriose ambientazioni vittoriane, armi e licantropi. Il gioco di Ready at Dawn arriva finalmente sugli schermi dei gamer questo venerdì 20 febbraio e noi siamo pronti a parlarvene ora! Nel frattempo cogliamo anche l’occasione per ringraziare Sony per il press tour di lunedì, che ci ha portato a scoprire luoghi nascosti della nostra capitale (comprese scalate impossibili in cima a torri…).
L’ordine degli uomini straordinari
In The Order 1886 impersoniamo Ser Galahad, cavaliere di un antichissimo ordine, quello dei Cavalieri della Tavola Rotonda. Scopo dell’ordine, che esiste da svariati secoli, è quello di mantenere la pace del regno e di contenere l’avanzata dei mezzosangue, lycan violenti e crudeli. Il nostro Galahad si è unito all’ordine parecchie centinaia di anni fa e da allora combatte con tutto se stesso coadiuvato da un affiatato team composto da Sir Perceval, Lady Igraine e dal Marchede de Lafayette. Un manipolo di eroi che si aggira per la capitale del Regno Unito armati e pronti a tutto. La nostra vicenda comincia con l’inseguimento di un lycan e una rivoluzione ribelle, in cui un gruppo di faziosi sta cercando di destabilizzare la città e di sabotare i legittimi traffici della Compagnia delle Indie. Ben presto le cose si fanno più complicate e gli eventi precipitano, mentre Galahad scoprirà terribili verità e affronterà impossibili sfide per salvare sé stesso, l’ordine e la situazione. Il gioco in sé comincia con una lunga sequenza che funge anche da tutorial. In questi primi 20 minuti del gioco aiuteremo Galahad a fuggire da una prigione dove si pratica la tortura a tutto andazzo ma impareremo principalmente a muoverci e a digerire il sistema di QTE. Terminato il prologo saremo finalmente pronti a sparare a qualcosa, finalmente liberi di toglierci il prurito dalle dita! Come incipit non pare poi tanto male, giusto? Nonostante tutte le critiche e i rumor che sono piovuti addosso a The Order 1886 nelle scorse settimane, per altro piuttosto ingiustamente, il gioco inizia con ottime premesse.
In The Order, come detto, ci muoviamo nella Londra nel 1886. Un o, fatto di tecnologie un po’ troppo in anticipo sui tempi e animato da creature fortunatamente solo di fantasia. L’ambientazione è davvero incredibile e mostra senza possibilità d’errore quanto Ready at Dawn sia in grado di fare le cose per bene. L’impatto visivo di questo gioco è sontuoso e non si tratta certo di un’espressione che uso spesso in una recensione. Graficamente impeccabile, stilisticamente magnifico, The Order 1886 è forse la prova definitiva che cercavamo: la next gen è iniziata. Ogni livello che affronteremo è curato al millimetro e il comparto tecnico è a dir poco sbalorditivo. Complice il fatto che il gioco non ha nessuna componente sandbox, che sfrutta in monto intelligente le bande nere da film e che non offre quindi percorso secondario, ha fatto sì che i grafici abbiano potuto concentrarsi su zone non molto grandi, ma traboccanti di dettagli. Dalle pozzanghere nel fango alle librerie, ogni cosa è fantastica. La cosa che più mi ha lasciato di stucco è vedere il riflesso completo del livello sulle lampadine in vetro, cosa mai vista prima! Certo, ci sono anche alcune cose che fanno storcere il naso, come gli specchi che non riflettono il protagonista (a meno che sia un vampiro a sua insaputa?) ma per il 99% dei casi questo gioco è davvero una gioia per gli occhi. Effetti di fumo volumetrici, effetti particellari, effetti di post processing… una festa grafica! Tutto questo ben di Dio visivo ha un prezzo, oltre alla già citata dimensione ridotta dei livelli. C’è poca interazione con il mondo di gioco, che non va oltre lo spostare casse e sedie e far esplodere le classiche bottiglie a colpi di fucile. Nulla di grave certo e siamo disposti a chiudere un occhio.
Gear of Order?
È facile comprendere perché The Order 1886 sia stato paragonato allo sparatutto in terza persona di Epic Games per Xbox. In effetti le meccaniche di gioco sono praticamente le stesse, con visuale in terza persona, un sistema di coperture attive e armi fracassone. Fortunatamente Ready at Dawn è riuscita a cogliere l’essenza del sistema di coperture, rendendolo funzionale e assolutamente non frustrante. Quanti altri titoli hanno tentato la stessa strada, implementando però coperture appiccicose che si mettono sulla nostra strada, facendo fare al personaggio mosse assolutamente irrealistiche e suicide? Tutto questo non succede qui, per fortuna. Per quanto riguarda le armi, siamo sempre muniti di un arma primaria e di una pistola secondaria. Proprio in questo campo iniziano i problemucci di potenziale inespresso, di cui parlerò anche più tardi. Le armi di base di questo gioco sono infatti ben fatte ma un poco anonime. Pistole pesanti e leggere, fucili da caccia, mitragliatrici e fucili a pompa sono le nostre difese per buona parte del gioco. Ci sono però anche armi speciali, davvero molto ben fatte, che utilizzeremo di rado. In particolare due fucili, uno elettrico e uno a termite, sono assolutamente fantastici. Il fucile a termite è di sicuro il mio favorito dal momento che la sua modalità di fuoco richiede che il giocatore spari una carica di termite verso i nemici, per poi colpire la carica tramite dei proiettili d’innesco che scatenano esplosioni pirotecniche che bruciano attorno a loro. L’effetto non è solo visivamente spettacolare, ma anche tatticamente funzionale. Un’arma davvero grande, ottimamente pensata e messa in pratica, che però useremo in pochissimi casi. Stessa storia per il fucile Tesla, che avremo tra le mani in non più di tre occasioni. Davvero non capisco perché creare oggetti offensivi tanto belli per poi toglierceli dalle mani quasi subito. Per quanto riguarda il resto delle nostre capacità offensive troviamo granate e fumogeni, sempre in quantità estremamente limitate, che però aggiungono un minimo di tattica al gameplay. Per quanto riguarda la componente di gioco quindi c’è soddisfazione da parte mia. Certo, c’è sempre la questione del QTE. Sfortunatamente anche in The Order 1886 dovremo vedercela con dei quick time events, ovvero delle pressioni di tasti ad un certo momento. Nella maggior parte dei casi i QTE sono stati inseriti nei (tanti) video d’intermezzo alfine di farci sentire meno inutili. Durante il gioco infatti, che ho portato a termine in circa 6 ore, saremo spesso interrotti da filmati più o meno lunghi. Per mantenere alta la nostra attenzione capiterà che dovremo premere tasti ad un determinato momento, pena la morte istantanea. E fin qui ci può anche stare, il problema di questa meccanica è durante le, fortunatamente poche, fasi stealth. Non basta infatti avvicinarci di soppiatto al nemico per farlo fuori, ma dovremo anche premere il tasto triangolo al momento giusto per compiere l’empio atto. Sbagliare timing equivale a morire. Francamente non capisco perché a Ready at Dawn abbiano deciso di implementare tale soluzione in una situazione reale di gioco. Per fortuna però queste sezioni a morte istantanea in caso d’errore sono limitate e non sono troppo frustranti. Più frustrante invece la difficoltà del gioco, che è altalenante a dir poco. A livello difficile (che vi consiglio comunque per prolungare l’esperienza) i combattimenti variando da gestibile a molto difficili, senza motivo apparente. Un vero incubo le rare sezioni di combattimento contro i lycan, che ci vedono sempre rinchiusi in un labirinto per farci attaccare da ogni parte dai maledetti licantropi. Il combattimento si fa presto frustrante e inutilmente complesso, con copiose morti da parte nostra. Uno strano problema di bilanciamento che stona con la qualità elevata del resto del gameplay.
Tanto potenziale inespresso
Se dovessi riassumere con tre parole The Order 1886 sarebbe proprio con il sottotitolo qua sopra. La mitologia del gioco è a dir poco esaltante, la backstory dei vari personaggi è interessantissima, i poteri dei cavalieri sono molto belli, i misteri che permeano la Londra di fine ‘800 ci fanno rizzare i capelli sulla testa. E vi sto volutamente tacendo i misteri che scopriremo mano a mano che scopriamo la storia per evitarvi anticipazioni indesiderate. Insomma, la preparazione del mondo in cui ci muoviamo è magistrale. Tuttavia la storia, ovvero il fulcro di questo titolo, è incredibilmente moscia! Non fraintendetemi, è un ottima scusa per passare da angusti vicoli a dirigibili, a zone in fiamme a edifici imponenti, ma manca di mordente. Non mi capacito davvero di come Ready at Dawn abbia saputo creare un background tanto bello per poi uscirsene con una storia così poco interessante. Un vero peccato! Pure per quanto riguarda l’epilogo del gioco, che non vi rivelo ovviamente, scopriamo che è povero. Molte questioni insolute che invece andrebbero risolte, prima dell’ovvio finale totalmente aperto a un The Order 1887! Questo gioco è fatto davvero bene ovunque, tranne che nel comparto narrativo dunque. Per questo parto di potenziale inespresso, perché gli ingredienti sono tutti lì e sono di prima qualità ma manca il cuoco che sappia davvero cucinarli a dovere. Aggiungiamo al mix una durata per nulla eccelsa e siamo di fronte ad un titolo visivamente magnifico, divertente da giocare che però manca di una componente fondamentale. Se non fosse per il comparto visivo eccelso, il mio voto finale sarebbe inferiore di almeno mezzo punto.
The Order 1886 è bello bello in modo assurdo ma rappresenta un’occasione un po’ mancata per offrire un vero capolavoro. Divertente sebbene corto, è di sicuro un ottimo inizio della vera next gen visiva su Playstation 4 ed è un buon punto di partenza per un eventuale seguito. I ragazzi di Ready at Dawn hanno fatto un buon lavoro, ma devono davvero curare di più la trama per renderla meno insipida e, a tratti, confusionaria. Sistemato questo e siamo pronti per un vero capolavoro.