Lone Survivor Director’s Cut

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Molti sono gli indie, sviluppati addirittura da un team composto da pochissime persone, che hanno saputo lasciare il segno nel vasto mercato videoludico composto da ormai i tradizionali titoli dei grandi publisher. To the Moon è un esempio pratico delle capacità di un piccolo team che ha sfruttato un semplice engine a 16bit capace per contro di smuovere forti emozioni dei videogiocatori che l’abbiano mai provato, un secondo esempio è Minecraft che, con la sua formula survival sandbox, è stato capace di stregare milioni di utenti. Lone Survivor, uscito dapprima su piattaforma Steam di Valve per poi essere rilasciato nel corso degli anni sulle console casalinghe, compresa Wii U nel 2014 nel formato Director’s Cut, è un indie che ha molto da dire nella sua semplicità tecnica. Caratterizzato da un engine grafico bidimensionale a 16bit, Lone Survivor è un titolo che punta ad altri elementi piuttosto che alla mera componentistica grafico / tecnica o al numero effettivo di poligoni. La colonna sonora, le ambientazioni cupe e tenebrose, una trama volutamente difficile da comprendere lasciando spazio a parecchie interpretazioni, rappresentano un miscuglio di elementi che rende Lone Survival un survival horror ben riuscito a tutti gli effetti.

thisoneCatapultati in un universo post apocalittico nei panni di un personaggio senza nome, denominato semplicemente « You », il giocatore è chiamato a sopravvivere da strane creature simili a zombie. Ma effettivamente la componentistica apocalittica lascia spazio ad altre questioni : scoprire dell’esistenza di altri sopravvissuti e all’origine degli esseri spaventosi simil non-morti. Vicenda che ricorda molto in ambito cinematografico « io sono leggenda », ma che inoltre richiama nell’ambito videoludico un approccio simile a quello che la Naughtly Dog ha adottato per « The Last of Us ». Seppur la chiara dicotomia presente nel confrontare i due giochi in questione, Lone Survivor punta nel mettere l’apocalisse in secondo piano come la produzione Naughtly Dog, visto che l’obbiettivo del giocatore è cercare una giovane misteriosa donna senza nome denominata semplicemente « Her ». L’obbiettivo principale consiste quindi sì, nel sopravvivere alle mostruose creature, scappando dal palazzo dove abita « You » in cui è praticamente intrappolato pervia della presenza continua degli esseri non morti. Scappando nel mondo esterno, però, si comincia successivamente la ricerca della misteriosa ragazza…ma non mi dileguo particolarmente oltre al fine di evitare spoiler, essendo la durata dell’avventura e l’intera trama situata a una modesta durata di sole 5 ore.

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Il gameplay riprende appieno una sorta di metroidvania, in cui il giocatore è chiamato a spostarsi in una vasta mappa (una per ogni piano e per il mondo esterno) non divisi a livelli, in cui l’esplorazione come precedentemente accennato è rigorosamente bidimensionale. Per scappare dagli zombie si è dinnanzi a due scelte : affrontarli, e quindi, ucciderli sparando con una pistola che si ottiene solo dopo qualche minuto di gioco (premendo nel caso di Wii U, il tasto dorsale R) o rifiugiarsi negli appositi nascondigli celati nell’oscurità. Ma al centro dell’avventura si piazza un elemento fondamentale per la sopravvivenza : l’inventario, che racchiude tutti i beni primari, come il cibo (sia avariato che commestibile), la torcia (con scorta di batterie limitata), le munizioni, delle colorate pillole (medicamenti o addirittura droga) e via dicendo. Chiaramente bisogna usare il tutto con molta parsimonia essendo gli oggetti in questione molto limitati in quantità. Tuttavia, in nostro aiuto viene un personaggio chiamato “the director” che fornirà al protagonista diversi oggetti utili per l’avventura e la sopravvivenza. Un altro elemento fondamentale per l’esplorazione è la presenza di specchi attaccati alle pareti dei vari appartamenti / stanze, che fungeranno da teletrasporto in grado di riportare il protagonista nella sua dimora. Quest’ultima funge da ruolo fondamentale per l’elemento sanità e nutrizione del personaggio : il letto per riposare, la cucina per unire e cucinare gli alimenti trovati e la radio al fine di ottenere informazioni dal fornitore precedentemente citato « the director ».lone_survivor.0_cinema_640.0 A seconda di come il giocatore si prenderà cura del protagonista (livello di nutrizione, sanità mentale e riposo), così come alcune scelte effettuate per proseguire nell’avventura (alcune risposte a domande a lui poste), daranno accesso a ben cinque finali differenti. Naturalmente la corta longevità permette un’alta rigiocabilità così da esplorare ogni singolo mistero durante l’avventura ed ottenere infine tutti i finali disponibili.

Nella nostra prova abbiamo avuto la possibilità di testare la versione « director’s cut » uscita questo mese su Wii U, ma già presente presso PSN Network per tutte le piattaforme Sony (PS3, PS4 e PS Vita) o su Steam per PC Windows / Mac OSX. Purtroppo la suddetta versione non aggiunge particolari differenze da quella originariamente uscita nel 2012, se non una semplice aggiunta di un quinto finale (denominato “yellow Final”, ottenibile solo finendo almeno una volta il gioco). Per i possessori di Wii U, oltretutto, la suddetta versione ha la peculiarità dell’off-play come praticamente tutti gli indie usciti fin’ora, funzione spesso molto apprezzata dagli utenti. In sostanza per gli amanti del genere survival e dei passati titoli horror-adventure (quindi per i più veterani), Lone Survivor rappresenta un titolo da giocare, da vivere, in cui il prezzo accessibile lo rende una sorta di “must have” a prescindere dalla piattaforma d’acquisto. Sebbene l’unico difetto è la totale assenza della localizzazione in lingua italiana, i non troppi lunghi testi delle conversazioni consentono anche a chi non mastica l’inglese perfettamente di comprendere che strumenti usare in determinate situazioni o i rapporti che il protagonista costruisce con alcuni sopravvissuti. Tuttavia un titolo del genere tenderà ad essere meno apprezzato da un’utenza più giovane, non abituati a un simile stile grafico o gameplay alquanto « rétro ».

 

Scritto da : Pusti

Avvocato, sportivo e gaymer. Tra le varie passioni e attività, quella relativa ai videogiochi e al divertimento ludico da tavolo (boardgame) è intramontabile. Fedele al marchio Nintendo, giocatore su PC e amante del VR senza fili (Oculus Quest), Pusti è uno degli storici redattori di Joypad.ch

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