Samsung C49HG90

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Samsung C49HG90

L’estate scorsa abbiamo recensito un certo monitor di Samsung, chiamato C32HG70, per gli amici CHG70. Uno schermo QLED creato dal costruttore coreano per entrare nel mondo dell’hardware PC. Specifiche di tutto rispetto e un ottimo primo tentativo. Ma i nostri occhietti erano puntati al fratellone del CHG70, il CHG90. Indovinate cosa recensiamo oggi?

Una sola parola: esagerato

Il CHG90 non di discosta poi molto, per quanto riguarda la tecnologia, dal fratellino minore. Il pannello è sempre QLED (o quantum dot insomma), con supporto ad HDR e FreeSync. Cambia la dimensione: 49 pollici con un aspect ratio di 32:9. La risoluzione è 3840×1080 ed è curvo (1800R), facendo di questo CHG90 il più ultrawide degli schermi mai giunti in redazione. Per quanto riguarda la luminosità è di 350 cd/m2 e il contrast ratio statico è di 3000:1. I tempi di risposta, stando a Samsung, sono di 1 ms. Mentre il refresh rate è di 144 Hz. Il pannello, esattamente come il CHG70, ha una copertura della gamma colore sRGB del 125% e della gamma Adobe RGB del 92%.

Se avete letto queste righe velocemente, magari non avete fatto caso ad un minuscolo dettaglio: 49 pollici e 32:9 di aspect ratio. Insomma, prendete la vostra TV QLED (tipo questa), tagliatela a metà per il lungo e otterrete lo schermo che abbiamo sulla scrivania adesso. Una dimensione esagerata, che non potrà che lasciare di stucco chiunque passi nelle immediate vicinanze del vostro PC. Una tale bestiola pesa 15 Kg ed ha dimensioni 1203,0 x 525,5 x 381,6 mm! Per farvi capire che effetto fa averlo sulla scrivania è come avere due monitor 16:9 affiancati ma senza, ovviamente, un bezel al centro. Menzione speciale per lo stand, che offre parecchia mobilità in verticale e può essere inclinato di circa 15 gradi avanti e indietro.

Per quanto riguarda l’I/O troviamo una porta DisplayPort 1.4, una Mini DisplayPort e due HDMI 2.0, oltre che ad hub USB 3,0 da due porte, un’uscita audio stereo e un’entrata microfono. Purtroppo, come già accaduto per il CHG70, non ci sono speakers in questo schermo. Armatevi di casse, soundbar o cuffie!

Il design di questo CHG90 ha il suo perché. I bordi dello schermo sono contenuti, sebbene quello inferiore sia un po’ più largo degli altri. Sul lato inferiore troviamo anche tre tasti shortcut (per altrettanti setting preimpostati) e un sistema a joystick per regolare le varie opzioni dello schermo, una soluzione che preferiamo mille volte ai monitor dotati di mille tasti scomodi e confusionari. Il menu di regolazione l’abbiamo già visto in passato ed è decisamente ben pensato, con le varie opzioni facilmente raggiungibili e un layout tutto sommato molto più intelligente di quanto visto da altri produttori.

Visto il peso piuttosto importante di questo device, lo stand è diviso in due bracci principali e da un’asta piuttosto ingombrante sul retro. Un po’ peccato perché finisce per occupare molto spazio dietro al pannello e se, come noi, volete mettere il PC dietro lo schermo, dovrete tenere conto di questo fattore. Volendo però possiamo montare lo schermo a muro con un mount VESA, che però dovremo procurarci a parte. Ritorna anche, come nel CHG70, l’orbe luminoso blu nel punto in cui lo stand si attacca al monitor. Un dettaglio che ci piace ma che se vogliamo spegnere, è pur sempre possibile farlo nelle opzioni dello schermo.

 

3840×1080

La risoluzione e l’aspect ratio sono complessi da digerire. Questo CHG90 va usato in pratica come fossero due schermi separati, in concomitanza con la funzione snap di Windows 10 o con il tool di Samsung (che però sul nostro PC non funziona!). Il desktop di Windows è sconfinato, vista l’enorme quantità di spazio orizzontale che abbiamo davanti. Nel caso della navigazione web, non useremo quasi mai tutto questo posto. Facebook prende forse ¼ di spazio, lasciando tutto il resto desolatamente vuoto. La maggior parte dei video YouTube prendono esattamente metà monitor, posizionandosi in centro. L’unica, come detto, è modificare le nostre abitudini di utilizzo e iniziare seriamente a gestire lo schermo come se fossero due separati.

Windows snap: due programmi affiancati

Essendo lo schermo così grande, noi consigliamo di usarlo ad una certa distanza. La curvatura, solitamente meno apprezzata, in questo caso ha un suo serio perché dal momento che difficilmente tutto il pannello entrerà nel nostro campo visivo. Questo è particolarmente vero per i giochi, sui quali torneremo nel paragrafo successivo. A livello produttivo però il CHG90 non è più comodo di due monitor da 27 pollici affiancati. Due schermi sono come due spazi separati, che Windows può gestire in modo quasi indipendente. Nel caso del CHG90 invece, si tratta di uno spazio unico che richiede più cura da parte nostra. Non che per certi tipo di software la cosa non funzioni alla grande però. Photoshop e Premiere sono due esempi in cui ci siamo trovati molto bene, grazie anche all’ottima qualità del pannello QLED utilizzato da Samsung. Colori brillanti, supporto ad HDR che solo saltuariamente fa un effetto un po’ troppo saturato. La calibrazione fatta in fabbrica ci ha soddisfatto ma, volendo, possiamo sempre andare a regolare qualche dettaglio.

Così tanto spazio… inutilizzato

Per quanto riguarda l’HDR, abbiamo ritrovato lo stesso problema del CHG70. Attivarlo in Windows significa ottenere colori spenti e luminosità drasticamente ridotta. Non è colpa di Samsung ma di come Windows (e, nel nostro caso, Nvidia) gestiscono l’HDR su PC. L’unica soluzione, per ora, è quella di non attivare HDR in Windows, impostare a mano i colori a 10bit nel pannello di gestione della nostra 1080Ti e lasciare che la modalità HDR si attivi da sola in base al contenuto. Un po’ macchinoso ma speriamo che le cose migliorino presto a lato software!

Gaming in ultra ultra wide

Il supporto ai giochi è… delicato. Non a livello di performance però. Il refresh rate a 144 Hz e il tempo di risposta di 1 ms fanno di questo monitor un ottimo candidato. Se poi state nella squadra AMD, potrete anche approfittare di FreeSync per ridurre a zero il tearing nei giochi. Quello che è più complesso è scoprire se i giochi funzionino effettivamente a questo aspect ratio piuttosto peculiare.

La deformazione ai lati dello screenshot è normale (e corretta in parte dalla curva del monitor)

Abbiamo testato 16 giochi diversi, sia nuovi che vecchi, scoprendo che la maggior parte funziona quasi totalmente senza problemi. I giochi da noi testati che funzionano perfettamente sono Doom, The Witcher 3, Destiny 2, Alien Isolation, No Man’s Sky, Project CARS 2, Rise of the Tomb Raider, Yooka-Laylee, Ghost Recon Wildlands, Gears of War 4, Watch Dogs 2, e Mass Effect Andromeda. Brütal Legends funziona quasi sempre bene, tranne in alcune cut scene dove vediamo cose ai lati dello schermo che in teoria non dovremmo vedere. Non supportano il 32:9 invece Forza Motorsport 7, limitato a 16:9. Problemi anche con Overwatch che si ferma a 21:9, così come Ori and the Blind Forest Definitive Edition. Come regola generale, i giochi moderni dovrebbero tutti supportare i 32:9 anche se l’unico modo per esserne certi, ahinoi, è provare personalmente. E non sperate di collegare una Xbox One X a questo schermo perché l’ultima nata di casa Microsoft supporta solo i 16:9 e il risultato sarà immagini maledettamente distorte.

Doom supporta senza problemi 21:9 e 32:9

Ma com’è giocare in 32:9? Beh, non è affatto facile. Abbiamo iniziato con Destiny 2, scoprendo immediatamente che bisognava regolare il FOV di qualche grado. Addirittura, con le impostazioni sbagliate, c’è venuto un principio di nausea. Il motivo è che lo schermo è talmente largo che vediamo troppo e quello che vediamo al lato è distorto (giustamente) rispetto al centro. Regolando il FOV e giocando a maggior distanza dal monitor però le cose sono andate subito meglio. Tanto che, dopo qualche ora di gioco, ne siamo rimasti catturati. Lo spazio è talmente tanto che semplicemente abbiamo l’impressione di essere più dentro l’immagine. Vedendo di più possiamo cominciare a fare affidamento sulla visione periferica: oggetti in movimento sui lati attirano prima la nostra attenzione, permettendoci di girarci con un po’ d’anticipo rispetto ad un aspect ratio tradizionale. È un cambiamento che richiede più tempo per adattarsi di quanto vorremmo ma che alla fin fine ci ha convinto anche se, ne siamo certi, non è una cosa per tutti. Come sempre, bisognerebbe poter testare una cosa del genere prima di lanciarsi nell’acquisto ma siamo coscienti della relativa difficoltà. Sappiate solo che, almeno per noi, dopo qualche ora di gioco siamo rimasti soddisfatti dall’esperienza, nonostante il primo impatto piuttosto negativo.

Ori DE supporta al massimo un aspect ratio di 21:9

Lo compro al volo?

Ehm… bella domanda. Da un lato, il pannello è spettacolare. Certo, è un po’ peccato che la risoluzione verticale sia 1080 (Full HD insomma), il che significa una minore definizione rispetto a soluzioni 4K. Ma è anche vero che la qualità generale del pannello è eccellente e usare il CHG90 giorno per giorno è praticamente sempre un piacere. Dall’altro ci sono alcune cosucce un po’ fastidiose, come le porte USB posizionate in un posto talmente scomodo che finirete per non usarle mai. Senza scordare la quantità di posto enorme in profondità che prende lo schermo + lo stand. Anche la questione dell’aspect ratio non è da tutti. A noi è piaciuto sul lungo periodo ma come detto, ci vuole del tempo per abituarsi. Il CHG90 rimane comunque una first gen per quanto riguarda i monitor PC dedicati al gaming di Samsung. Se siete in vena di fare una spesa folle (1450 CHF al momento su Digitec!) per un monitor che catalizzerà gli occhi di chiunque, perché no?! Si vive una volta sola, giusto?

 

Ci piace

  • Pannello
  • Design
  • I/O
  • HDR

Non ci piace

  • Bisogna abituarsi
  • Occupa tanto (troppo?) spazio
  • Prezzo molto elevato
  • Non tutti i giochi funzionano a 32:9

Scritto da : Dave

Editor in Chief di Joypad, lo trovate anche sui social @MrPipistro

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