Resident Evil 7: Biohazard

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Resident Evil 7: Biohazard

Eccoci qua, finalmente è uscito il settimo capitolo della saga ed è arrivato nella nostra redazione, provato in tutto e per tutto e ora eccovi qua la recensione.

Voglio precisare che il titolo è stato testato unicamenete su console XBox One e senza supporto VR.

Ma torniamo al nostro Biohazard o meglio conosciuto dal popolo videludico europeo come Resident Evil. Siamo arrivati al settimo capitolo anche se effettivamente sono molti di pìu che 7, una lunga storia che ci tormenta dal 1996, quando si parlava ancora di Umbrella Corporation e i nostri cari nemici erano perlopiù zombie. Capcom con questo titolo cerca di resituire alla Saga il vecchio splendore di un tempo, visti gli insuccessi dell ultimo capitolo, ovvero il sesto.

 

Trama

Ovviamente ne parliamo in grandi linee, non vogliamo spoilerare troppo.

Il giocatore vestirà i panni di Ethan, eroe che decide di lanciarsi nel salvataggio di Mia, sua moglie scomparsa tre anni fa, che di recente gli ha inviato un bel video-messaggio video dove gli chiede gentilmente di non venirla a cercare. Ethan scopre che Mia si trova in Louisiana, in una casa apparentemente abbandonata. Da qui in avanti vi troverete allo stesso punto della demo: The Beginning Hour per poi cambiare strada e immergervi nella storia del gioco.

In ogni Resident Evil che si rispetti, fino ad almeno metà del gioco, capirete ben poco della storia e la svelerete goccia dopo goccia. Disseminati per il livello sono presenti i classici documenti che approfondiscono la storia sia dei vari personaggi che della trama stessa del gioco. Durante lo svolgimento del gioco farete la conoscenza della famiglia Baker che, come presto avrete modo di scoprire, è completamente fuori di melone. Fortunatamente il nostro personaggio, nonostante si trovi in una situazione surreale, riesce spesso a mantenere calma e sangue freddo e a ragionare in modo razionale. Ogni tanto infatti sdrammatizza con qualche battutina. Come ogni storia ben architettata, la presenza di colpi di scena che ribaltano la storia sono d’obbligo e senza spoilerare troppo, vi troverete a fare una scelta fondamentale che andrà ad influenzare alcuni avvenimenti del gioco. Per quando riguarda la longevità del gioco, RE7 è purtroppo abbastanza corto da portare a termine, infatti abbiamo impegnato solo una decina di ore sbloccando perlopiù tutte le cose importanti ma non cercando tutti i collezionabili. Il bello però viene dopo, una volta completato il gioco in modalità normale, si sbloccherà la difficoltà “Mad House” ovvero Manicomio, che è caratterizzata dal salvataggio esclusivo su cassetta che troverete in numero limitato. La cosa più importante è un AI completamente migliorata e la diversa disposizione degli oggetti nel livello. Grazie a questi piccoli “escamotage” non saremmo costretti a finire un’altra volta il gioco semplicemente cambiando la difficoltà ma trovando nuove sfide.

 

Gameplay

Una delle modifiche più rilevanti rispetto a tutti i capitoli della saga precedente è quella della visuale, infatti al posto della classica e tanto amata terza persona si passa alla prima. Con l’arrivo di Playstation VR, Sony aveva bisogno di titoli per promuovere il suo visore e questo è stato il risultato: Un titolo sviluppato appositamente per playstation VR. Questo dettaglio incide parecchio sul gioco, infatti senza questo tipo di supporto il gioco sembra perdere molto del suo potenziale. Senza rilevare troppo, possiamo dire che si può vedere chiaramente che la maggior parte delle animazioni e/o delle cinematiche sono state realizzate appositamente per avere un maggior impatto tramite la realtà virtuale, ed invece risultano molto più piatte viste direttamente sullo schermo.

Lo stile di RE7 riprende molte meccaniche dei vecchi capitoli della saga come ad esempio un inventario limitato, anche se il numero spazi sarà ampliabile raccogliendo degli zaini sparsi per il gioco. Questo spazio limitato costringerà il giocatore a dover spesso scegliere con cura gli oggetti da portare con sé e quelli da lasciare nella apposita cassa all’interno delle zone di salvataggio. Nel corso dell’avventura, il nostro caro Ethan potrà trovare qualche arma da aggiungere al suo piccolo arsenale, dalla classica pistola e fucile a pompa, passando per un lanciafiamme casalingo per poi finire con un semplice, ma molto utile, lanciagranate.

L’avventura si costruisce sulla ripetuta esplorazione e la risoluzione di enigmi per poter avanzare, il tutto condito con la presenza di mostri biologici. Non dimentichiamo inoltre l’allegra famiglia che si prenderà “cura” di voi per tutto il tempo in cui vi troverete in quella maledetta villa. Vi saranno sempre alle costole e renderanno, in alcune situazioni, l’esplorazione molto più stressante e complessa. Il cuore di RE7 risiede nei puzzle e negli enigmi da risolvere per poter avanzare nella storia. Alcuni di essi possono risultare fin troppo banali e ricopiati dai capitoli precedenti, altri un po’ più complessi, ma niente di troppo complicato da farvi perdere ore senza sapere cosa fare.

Grazie alla presenza di vecchie fotografie, che troveremo nel corso della storia, potremmo scoprire delle zone che nascondono oggetti da raccogliere. Non mancano i collezionabili e come del resto, saranno presenti le utilissime mappe di ogni zona. Infine non dimentichiamo le particolari chiavi in grado di aprire specifiche porte del gioco. Rispetto agli altri titoli, la strada risulta abbastanza lineare, ci sono ben pochi segreti considerati tali, visto che il gioco ci porterà a dover raccoglierne la maggior parte per poter avanzare. Quindi sappiate che prima o poi sareste “costretti” a trovarli. Non potevano mancare le vecchie piantine verdi, capaci di miracoli curativi se combinate con i giusti ingredienti che saranno presenti nel gioco. Grazie all’abilità di combinare oggetti, come ad esempio speciali fluidi chimici, potremmo creare differenti cure più o meno efficaci, che ripristineranno parte o tutta la salute di Ethan. Questo vale anche per la creazione di altri oggetti, come le munizioni o di medicinali. Quest’ultimi i quali fungono da “doping per i sensi”, rendendo l’individuazione degli oggetti presenti nella zona circostante molto più facilmente oppure potenziare momentaneamente la vostra salute. L’interfaccia di gioco si presenza più semplice che mai, gli sviluppatori hanno pensato bene che avendo una visuale in prima persona, lo schermo sarebbe dovuto essere sgombro da icone superflue, per creare così un effetto di immersione ancora più intenso. Infatti ci ritroveremo con una visuale completamente pulita, di conseguenza a schermo non vedrete assolutamente niente se non le mani di Ethan.

Ma la domanda che sorge è semplice: “Come faccio a conoscere il mio stato di salute?”. Beh come nei vecchi capitoli aprendo il menu potremmo avere la nostra “barra vitale” sott’occhio, questa volta rappresentata da uno smartwatch al polso di Ethan. Non mi divulgo troppo sui comandi, perché in base alla versione con cui giocherete i settaggi possono variare, soprattutto per la versione PC. Vi informo però che è stata aggiunta una nuova funzionalità che potrete attivare grazie alla pressione di uno dei due analogici, ovvero potrete accovacciarvi. Questa azione, al quanto nuova per RE, ha la sua utilità se usata al momento giusto, vi permetterà infatti di evitare fendenti orizzontali dei nemici o più semplicemente nascondervi dalla loro vista. 

 

Comparto Tecnico

Il comparto tecnico generalmente è buono, non presenta difetti che possono rendere snervante il gioco o bug che compromettono l’esperienza videoludica. Vi sono presenti solo alcuni cali di frame-rate quando l’ambiente si fa “caldo”, ma niente da rendere il gioco difficilmente giocabile. Il motore grafico presenta però diverse pecche, non possiamo dire con precisione se è colpa della scarsa potenza delle console (visto che abbiamo guardato dei video comparativi per avere un paragone) ma su XBox One vengono alla luce tante imperfezioni grafiche: “Texture” poco curate, animazioni alquanto obsolete, giochi luce/ombra poco curati. Tutto ciò apparente non influisce negativamente sulla visione d’insieme ma se ci sofferma ogni tanto ad osservare certi particolari potreste rimanere alquanto delusi. Queste piccole imperfezioni cattureranno la vostra attenzione nella prima parte del gioco ma una volta progrediti nel gioco non ve ne renderete quasi più conto e vi concentrerete perlopiù sul resto del titolo. Non mancano elementi completamente in 2D, come arbusti e altri elementi scenografici ma sono alquanto trascurabili visto che normalmente un giocatore non si soffermerà più di tanto ad osservare questi piccoli dettagli.  Ovviamente non mancano i famosi “muri invisibili” che vi fermeranno onde evitare di andare dove non potreste. La bassa interazione con gli oggetti ambientali rispecchia parecchio il vecchio stile di gioco, anche se orami si sa che laddove sia possibile interagire con un oggetto per la maggior parte delle volte, ci sarà qualcosa da fare o che potrebbe servire.

Ottime sono le ambientazioni che ricordano molto “Texas Chainsaw Massacre” (Non aprite quella porta), casa abbandonata nella palude con aggiunta di famiglia splatter psicopatica. Molto ben curata la villa della nostra cara famiglia Baker, le varie sezioni della casa sono infatti molto dettagliate, anche se rimane sempre il dubbio di tutti i titoli della saga: “Perché uno dovrebbe mettere differenti enigmi/marchingegni per aprire la porta di casa?”. Orami abbiamo smesso di farci certe domande e non ricominceremo di sicuro con il settimo capitolo. Poco da ridire sul comparto audio, forse l’aggiunta di qualche elemento sonoro a sorpresa, come il suono di vetri che si rompono o suoni improvvisi renderebbero il gioco molto più pauroso. Le musiche sono ben curate e azzeccate per un titolo horror come RE, anche se le tracce sono poche e troppo spesso il gioco risulta silenzioso. Nulla da dire sul doppiaggio in lingua Italiana ed anche la traduzione dei testi e ben fatta.

 

Conclusione finale

RE7 è un titolo particolare, infatti Capcom ha cercato di tornare agli antichi splendori anche se la riuscita è solo parziale. Il titolo senza Playstation VR è quasi sprecato, si vede che il gioco è stato sviluppato e pensato principalmente per questo tipo di esperienza di gioco. Purtroppo questo elemento si fa sentire, giocando su schermo e non avendo il VR il gioco si presenta piuttosto piatto e lineare. Lo stile di Resident Evil è presente, anche se forse in alcuni casi gli enigmi troppo banali e già visti. La grafica potrebbe avere una marcia in più, visto che le “texture” poco curate rendono il tutto meno “pauroso”. Il titolo giocato in difficoltà normale risulta alquanto semplice, i nemici non sono troppo impegnativi e abbastanza facili da uccidere. Un altro dettaglio che ci ha lasciato al quanto “perplessi” è l’assenza del buon vecchio “salvataggio+” dove una volta terminata la storia, si aveva la possibilità di rifarla mantenendo l’equipaggiamento trovato nella partita precedente. Questo rende il titolo pesante per chi ama terminare i giochi al 100%, soprattutto perché alcuni obiettivi sono da completare nello svolgimento di una singola partita e non nella progressione globale del gioco.

Tra i punti forti abbiamo: la trama bella malata e contorta, i personaggi ben curati e ognuno dei quali ha una personalità particolarmente “deviata” il che dà quel bel ambiente Psyco/Splatter che serve ad un titolo come RE. Le ambientazioni sono ben curate anche se in termini di grafica avrebbero potuto creare qualcosina di meglio. Sicuramente chi cerca un gioco con un p0′ di sfida può sempre completare il gioco velocemente in modalità normale per poi buttarsi in “Mad House” ovvero la versione più difficile, dove non solo i nemici sono più ostici e impegnativi, ma anche gli oggetti sono disposti in modo differente nella casa, così da non dover rifare la “solita” storia uguale per filo e per segno, magari con un po’ più di ansia rispetto a prima. Il titolo ci è piaciuto malgrado le diverse pecche, per i fan della saga di sicuro non è un titolo da farsi mancare, anche se consigliato vivamente di giocare con PS VR per mantenere un’immersione di gioco al 100%.

Purtroppo abbiamo un divario di esperienza tra il gioco in versione VR e senza. Avrebbero potuto realizzare una versione non VR lasciando il gioco in terza persona così dà ottenere un altro effetto e forse avrebbe richiamato più le saghe del passato. In conclusione se siete senza VR vi conviene aspettare che scenda il prezzo perché 70€ non li vale. Forse il titolo più azzeccato sarebbe stato Resident Evil VR.

 

 

 

Infine vi lascio con una simpatica recensione della Villa dei Baker in stile TripAdvisor: Resident Evil 7: come sarebbe Villa Baker recensita su Trip Advisor

Ci piace

  • Lo stile di RE
  • Trama / Storia

Non ci piace

  • Frist Person (Senza VR)
  • Alcuni enigmi troppo banali
  • La grafica
  • Mancanza effetto ansia/stress
5.0

Scritto da : Redazione

Di quando in quando la Redazione prende vita e pubblica articoli tutti suoi. Com'è possibile? Nessuno lo sa...

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